La Cina è il più grande produttore di energia idroelettrica al mondo, circa il 31% dell’energia idroelettrica globale. Ecco la classifica del 2022 nelle prime posizioni:
- Cina (1.303 TWh)
- Brasile (427 TWh)
- Canada (398 TWh)
- Stati Uniti (249 TWh)
- Russia (198 TWh)
- India (175 TWh)
- Norway (128 TWh)
- Vietnam (96 TWh)
Se si considera la quota dell’energia idroelettrica sulla produzione totale di elettricità, la Norvegia è al primo posto con 87,5%.
Come mostra questo grafico, nel 2022 l’India era la sesta potenza idroelettrica più grande al mondo. Però la sua produzione complessiva di elettricità è rappresentavano solo il 9,4% da quella idroelettrica. Sono i combustibili fossili che forniscono più di tre quarti (77%) della produzione di elettricità dell’India nel 2022. Si trattava principalmente di carbone (74%) e gas (2,7%).
Le emissioni dell’India sono determinate da questa dipendenza dai combustibili fossili e dalla sua numerosa popolazione, sebbene le emissioni pro capite siano basse. Il Paese ha fissato l’obiettivo di aumentare al 50% entro il 2030 la quota di fonti rinnovabili.
Cosa succede all’idroelettrico in Italia?
”La siccità record del 2022 ha determinato una produzione lorda idroelettrica nazionale pari a 30,3 twh, significativamente inferiore della media del decennio 2012-2021 (48,4 twh)”.
Per fare un paragone facilmente comprensibile, per compensare questa perdita, sarebbe necessario installare oltre 4 milioni di pannelli, per una superficie complessiva di oltre 58 chilometri quadrati. Pari a 8.123 campi da calcio.
La quota di fonti rinnovabili del 65% entro il 2030 in Italia, passa da una strategia in cui l’idroelettrico è una risorsa chiave. I fenomeni climatici estremi impattano in modo significativo sul settore idroelettrico, questo richiede una serie di interventi strutturarli che vanno ad intervenire su: gli invasi già esistenti; repowering degli impianti esistenti; realizzazione di nuovi impianti mini-idroelettrici; interventi per valorizzare fiumi e bacini alpini ed appenninici.