Un dossier dell’ISTAT, pubblicato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua (22 marzo 2023), riporta i dati sulla gestione idrica in Italia.
In particolare, il report evidenzia la gravità della situazione nazionale. Attualmente, in fase di distribuzione, si perde il 42,2% dell’acqua immessa in acquedotto, corrispondenti a perdite di 3,4 mld m3 (si tratta di una quantità sufficiente a riempire più di 2300 volte il Colosseo).
I dati mostrano inoltre una tendenza di progressivo peggioramento, con un aumento delle perdite a fronte di una diminuzione dei volumi di erogazione:
- nel 1999 venivano erogati 250 l/giorno procapite, con uno spreco idrico del 32,6% dell’acqua immessa in rete;
- nel 2012 si scende a 238 l/giorno, con uno spreco del 37,4%;
- nel 2015, si arriva a 222 l/giorno con un aumento degli sprechi al 41,4%;
- nel 2018, si ha un’erogazione di 217 l/giorno con uno spreco del 42%.
Guardando nello specifico alle perdite idriche in distribuzione per regione, risulta un valore inferiore rispetto alla media nazionale nel Nord-Italia, ad eccezione del Veneto (43,2%). I valori più alti risultano in Basilicata (62,1%), Abruzzo (59,8%), Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%). Dal punto di vista comunale, invece, si riscontrano perdite idriche totali in distribuzione uguali o superiori al 35% in più della metà dei casi, con un comune su quattro con valori al di sopra del 55%.
In conclusione, lo spreco idrico in Italia si conferma essere un problema cronico molto impattante. Solo l’acqua dispersa dagli acquedotti, difatti, basterebbe per il soddisfacimento del fabbisogno idrico di 43 milioni di persone (ovvero 7 italiani su 10). La rilevanza di questi numeri emerge soprattutto in considerazione dell’attuale periodo di siccità grave, che da più di due anni colpisce il Paese.